La bozza verrà sottoposta a consultazione pubblica per 45 giorni sul sito del ministero: per i commenti, c’è tempo fino al 24 febbraio. I pericoli insiti nel codice di Autoregolamentazione per il contrasto del cyber-bullismo.
Un codice che consenta ai ragazzi di segnalare con un click espressioni denigratorie o discriminatorie, soprattutto sui social network. Entro due ore dalla segnalazione, le offese da ricondurre al cyber bullismo saranno rimosse. Sono questi i punti chiave del Codice di Autoregolamentazione per il contrasto del cyber-bullismo, che ha ricevuto il primo semaforo verde al tavolo presieduto dal viceministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà, con rappresentanti di istituzioni (Mise, Agcom, Polizia postale e delle comunicazioni, Autorità per la privacy, Garante per l’infanzia e Comitato media e minori), associazioni (Confindustria digitale e Assoprovider) e operatori (come Google e Microsoft). Ora la bozza verrà sottoposta a consultazione pubblica per 45 giorni sul sito del ministero.
Pulsanti di pronto intervento entro due ore e campagne contro il cyber bullismo sono al centro del codice anti bulli preparato dall’Italia. Il codice cerca di fermare un fenomeno che, in un escalation di violenza virtuale, ha condotto coetanei a gesti estremi. “Voglio esprimere la mia soddisfazione – ha dichiarato il viceministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà – per la collaborazione ricevuta non solo dalle Istituzioni ma anche dagli operatori della Rete su un tema così delicato e rilevante per la vita dei nostri giovani e giovanissimi“.
I meccanismi, semplici e intuitivi, saranno visibili all’interno della pagina in modo da consentire a bambini e adolescenti l’immediata segnalazione di situazioni di pericolo. Gli aderenti s’impegnano a velocizzare i meccanismi di risposta alle segnalazioni: la rimozione dei contenuti dovrà avvenire in tempi non superiori alle due ore dalla segnalazione e, per quanto possibile, è previsto perfino l’oscuramento cautelare temporaneo del contenuto lesivo. Nel rispetto della privacy, le autorità competenti potranno risalire agli autori dei comportamenti discriminatori e denigratori. Richiami saranno rivolti nei confronti degli operatori che non rispetteranno gli impegni.
La ricerca condotta nel 2012 da EU Kids Online indicava che solo il 2% degli utenti Internet è pienamente consapevole dei rischi della rete e che il 39% dei ragazzi italiani dichiara di ignorare ogni tanto i consigli dei propri genitori e l’8% neanche li prende in considerazione. Nell’indice di sicurezza Computing Safety Index (MCSI), su una scala da 1 a 100, l’Italia ha ottenuto un punteggio medio di 39, sotto la media di 44 punti dei 27 paesi coinvolti. L’Italia si posizione meglio solo di Bosnia (36) e Montenegro (38), ma a distanza abissale dai primi della classe, Slovacchia (56) e Finlandia (50). In Italia Sicurinrete.it dà i consigli ai giovani online, mentre un opuscolo del Garante Privacy (intitolato: Social network: attenti agli effetti collaterali), dedicato alla prima generazione nativa digitale (born digital), vuole insegnare agli adolescenti, soprattutto ai minorenni, i rischi che si corrono a raccontare tutto di sè in Rete.
Ma se lo scopo del codice è meritorio – prevenire e contrastare il proliferare del fenomeno odioso – , l’ambizioso Codice di Autoregolamentazione per il contrasto del cyber-bullismo potrebbe celare nuovi rischi per la libertà d’espressione. L’avvocato Guido Scorza teme che i gestori dei servizi guadagnino “”prerogative di cui non dovrebbero e spesso non vorrebbero disporre”. C’è invece chi teme il controllo discrezionale dei contenuti “discriminatori e denigratori con l’intento di colpire o danneggiare l’immagine e/o la reputazione di un proprio coetaneo”. Invece l’avvocato Fulvio Sarzana, che spiega con dovizia di dettagli la genesi della norma, auspica che il metodo di Soft Law venga esteso ad altri ambiti.
La prima bozza resterà in consultazione pubblica fino al 24 febbraio.
Fonte: www.itespresso.it